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Questa imponente struttura alberghiera abbandonata avellinese, nasce come albergo-ristorante a 3 stelle e dispone, oltre che di 41 camere dislocate su due piani, anche di una vasta sezione interna adibita alla ristorazione.

E’ caratterizzata da ampi ambienti, tutti collegati gli uni agli altri, ricordando, pertanto, vagamente un labirinto.
Lo spazio che antecede l’immenso giardino è preannunciato da una torre ottagonale, di cui oggi non si conserva altro che la sua primordiale forma.
Al suo interno ancora acceca la luce naturale che filtra da quelle che un tempo erano enormi vetrate, ed oggi spartani ”buchi” nelle pareti che la abbracciano lungo tutto il suo perimetro.

Subito dopo la torre ottagonale ci si imbatte in un ampio spazio abbracciato dalla fitta vegetazione, che accoglie una enorme piscina, la cui pavimentazione blu, a tratti, ancora risulta visibile.
Al centro della struttura alberghiera abbandonata si erge una fontana composta da quattro statue di donne danzanti che reggono delle anfore, e che poggiano i loro piedi nudi su enormi pesci dall’aspetto demoniaco.

Dalla vecchia piscina si sviluppano i seguenti ambienti: una pizzeria e la sala annessa, annunciata da una serie di portoncini specchiati; un enorme bar; una cantinetta e altri ambienti non identificati a causa della carenza di ”cimeli” e del degrado del tempo.

Perlustrata l’area principale della struttura alberghiera abbandonata, quella da cui si sviluppano tutti gli ambienti che compongono l’hotel, io e la mia compagna di esplorazione, dopo qualche doveroso tentennamento, abbiamo deciso di visitare il primo piano.
La struttura alberghiera abbandonata, nel 2015 è stata vittima di un tremendo incendio (di cui, tutt’oggi non si conoscono le cause) che ha reso praticamente inagibili entrambi i piani di cui essa dispone, la zona camere, insomma.
Nessuna di queste è stata risparmiata dalle alte fiamme che, in poche ore, hanno divorato tutto intorno.

Inutile specificare la rovinosa condizione dell’ambiente che ci siamo trovate davanti.

Con molta cautela e senza mai staccare gli occhi dal pavimento e dal soffitto, ci siamo coraggiosamente incamminate verso il lungo corridoio che conduceva alle stanze e ad un’enorme sala ricevimenti che riposava spoglia al secondo piano, tra colonne intatte, specchi, ampi finestroni che affacciavano su di un giardino.

Tutto nero, sgretolato, bruciato. L’unico momento di refrigerio l’abbiamo assaporato quando abbiamo raggiunto l’enorme terrazzo del primo piano, senza ringhiere, che dava un occhio su tutto quanto c’era intorno. Montagne, macchine, strade, case.

Non è molto semplice leggere notizie che raccontino nello specifico la storia di questa struttura alberghiera abbandonata. Solo qualche accenno all’imprenditore che l’aveva acquistata e tentato di rilanciare , gli inevitabili atti di sciacallaggio, le visite clandestine degli appassionati di luoghi abbandonati e, naturalmente, l’incendio che lo ferì a morte.

Le numerose sale, la torre, la piscina, le colonne, i finestroni, e quei pochi oggetti perfettamente conservati raccontano molto bene di un posto ormai morto, sì, ma solo dieci anni prima , tanto vivo quanto fiorente.

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.

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Se questa struttura alberghiera abbandonata ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di alberghi abbandonati. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Campania?

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TERESA FINI

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