Posto in collina fra un torrente ed un fiume, il piccolo borgo abbandonato ha origini ‘cinquecentesche ed è composto da una villa signorile principale con annesse una serie di altre abitazioni rurali ed una chiesa, il tutto delimitato da un muro di cinta in pietra e laterizi.
L’abitazione più ricca, quella nobiliare, presenta le volumetrie semplici e severe dei palazzi rinascimentali: a pianta quadrata ha paramenti murari in pietra, con cantonate evidenziate da conci squadrati.
La chiesa del complesso fu eretta con certezza nel terzo decennio del ‘seicento e adibita a parrocchia per le funzioni religiose dei paesini limitrofi, nonostante la piccola frazione contasse solo una novantina di abitanti. Fu solo dopo il ‘700 che il posto iniziò a godere di una certa fama. Per quale motivo? Oltre all’importanza delle sue funzioni religiose, si aggiunse il valore di una nobile casata che acquistò i suoi terreni e vi stabilì la propria residenza. Il borgo cambiò nome, o meglio, aggiunse al primo epiteto quello del cognome familiare, con cui oggi è noto. Un secolo più avanti si arrivò a contare la cifra record di 375 popolani. Fu proprio in questi anni che la contrada raggiunse gradualmente l’apice della sua fama, a pari passo con i successi del proprietario della villa principale.
Abitava la casa, infatti, uno dei più celebri anatomisti italiani della passata età. Il noto illustratore scientifico visse nella seconda metà del ‘settecento e morì nella prima dell’ottocento proprio qui, nella villa di famiglia. Una delle sue illustrazioni principalmente note è quella, dipinta a mano, del corpo umano “a torace esploso”. Altrettanto degni di nota furono i risultati degli studi sui vasi linfatici, verso cui il nostro protagonista nutriva particolare interesse e per cui divenne conosciuto in tutta Europa, tanto da scoprire un linfonodo atipico che ancora oggi porta il suo nome. Ma chi era veramente costui (di cui non facciamo il nome per i soliti motivi legati all’etica urbex)? Nato da un noto capitano nobile della zona, il giovane si innamorò presto degli studi scientifici, senza disdegnare le scienze naturali, l’arte e la filosofia, laureandosi brillantemente e intraprendendo una rapida ascesa nella carriera accademica.
Fu nominato dall’università, giovanissimo, lettore ordinario. Divenne poi presidente dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena e, dopo un periodo di detenzione per aver abbracciato la causa giacobina nel periodo dell’occupazione francese, divenne professore ordinario. Le sue materie? Anatomia, fisiologia e chimica all’Università di Pisa; non solo, l’insegnante teneva due volte alla settimana lezioni anche all’Università di Firenze. Morì durante un soggiorno proprio alla tenuta che oggi è abbandonata. La sua sepoltura purtroppo è andata dispersa, anche se nella piccola cappella cimiteriale del luogo se ne conserva ancora la pietra tombale. Sembra una beffa del destino. Come è stata perduta la memoria del posto, oggi abbandonato a sé, così è stato perso il sepolcro dell’uomo che più di tutti ha caratterizzato la storia del paese: qui vi nacque, visse, produsse opere scientifiche tra le più importanti, ed infine morì. Nonostante gli enti amministrativi si siano interessati al recupero del complesso abitativo, oggi niente sembra ancora muoversi intorno al borgo abbandonato.
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Co-fondatore del progetto Ascosi Lasciti e dell’omonima associazione culturale. Laureato all’Università di Genova e specializzato a quella di Verona e Pisa. Appassionato di fotografia e innamorato della scrittura, in queste due vesti ha organizzato mostre, curato articoli di quotidiani e pubblicato libri a tema Urbex.