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Ostello abbandonato.

Scorre inesorabile la lancetta dei secondi. tic..tac…

Lo devo ammettere, la sensazione è strana, mai avrei immaginato di trovarmi qui.
Calcare la terra che ti ha cresciuto, respirare la stessa aria, gettare lo sguardo alle stesse strade… vivere la tua vita.
Eppure, eccoci, mi hai costretto a modo tuo, dopo che ho cercato per anni di ignorare la tua esistenza, senza successo.
Pochi istanti lasciati alle libere emozioni mentre senza indugio scivolo dentro al mio obbiettivo di oggi, il punto perfetto per osservare, forse per comprenderti. Vetri rotti, sotterranei allagati ed un persistente ed irrespirabile odore di decomposizione, questo è la vera essenza di ciò che il paese nasconde all’interno del suo cuore.

Chissà se in questi corridoi, ora regno di tenebre e insetti striscianti, ha risuonato la tua voce, qualche risata, fugaci incontri con lontane conoscenze. Meglio proseguire, non serve pensare, bisogna prima capire se la posizione è favorevole. Sale si susseguono, una dopo l’altra, un atrio e poi nuovi corridoi.
Una sequenza che pare infinita, cammino per quella che pare un’ininterrotta catena di ambienti concepiti per ospitare la vita, il divertimento…
Pensata forse per garantire la felicità a qualsiasi costo, a seconda delle tasche… certo, ed ormai ferma per sempre.
Sembra incredibile, ambienti devastati dal tempo si frappongono ad altri che appaiono invece come appena vissuti.

Un minuto dopo l’altro…

tic…

tac…

Mi trovo all’interno del complesso abbandonato, dentro una grande stanza, una sala di accoglienza a giudicare dagli arredi, il buio che fino ad ora mi ha avvolto è squarciato dalla flebile luce di un lampione che illumina una scala. Cartelli e dépliant parlano di un tempo al di la di quello in cui mi trovo, una vita ferma ad oltre venti anni fa, di cui solo la polvere sembra testimoniare l’assenza.

Tuttavia…

Una grande sala, alla mia destra, ospita un biliardo i cui accessori stanno inesorabilmente cedendo al degrado, un amalgama di legno e biglie da gioco.

Sotto i miei piedi, vecchie moquette putrescenti, letteralmente coperte di escrementi – mi auguro solo del cane “fantasma” che vaga nell’ostello abbandonato in cerca degli sventurati visitatori – accolgono i passi verso la scalinata di marmo flebilmente illuminata.

Il piano superiore mostra pienamente i segni della continua lotta contro la gravità che cerca di schiacciarlo a terra. Soffitti distaccati, travi distorte e solette pericolosamente elastiche. Decine di stanze ormai vuote, migliaia di storie vissute e dimenticate.

Eppure in questo ostello abbandonato dormirono D’Annunzio, Cadorna, Diaz, e l’ultimo ospite prima della definitiva chiusura fu addirittura Vittorio Sgarbi.

Ultima curiosità: l’unica stanza ancora arredata oltre alle suites, è rimasta originale e intatta negli anni, con il suo colore verde e mattone.
Questo perchè era la stanza in cui soggiornava Gabriele D’Annunzio, e anche lo scrittoio e il tavolino sono esattamente quelli che usò il grande poeta.

 

Ascosi Lasciti Lombardia

Foto: Al.T.

Testo: Abel

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.

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Se questo ostello abbandonato ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di hotel abbandonati. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati del Veneto?

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