«Ça c’est superbe!» esclamò Napoleone Bonaparte una volta giunto a cavallo alla sommità del colle. E proprio in cima a questa collina che per commemorare l’evento, nei primi anni dell’ottocento, venne edificata questa villa padronale abbandonata dall’architettura neoclassica.
«Cos’è sto merdaio?!?».
Usando pure io un francesismo, è quello che ho esclamato una volta arrivato nel medesimo punto alcuni secoli più tardi.
Mi trovo in un parco pubblico, sui celebri colli bolognesi, conosciuto sia per la villa, ma soprattutto per la vista mozzafiato che offre: la sua posizione rialzata permette di ammirare l’intera città, ma non solo! Nelle giornate più limpide si può scorgere anche l’arco alpino.
Purtroppo la giornata è nebbiosa, la visibilità è pressoché nulla e non ho il piacere di apprezzare il panorama… Ma tanto non era mia intenzione fotografare paesaggi!
Quello che ho potuto notare (e non apprezzare) è l’indicibile quantità di rifiuti lasciati da incivili in questo giardino pubblico: lattine e bottiglie di birra un po’ ovunque, bicchieri, vetri rotti, cartoni da pizza vuoti, piatti e posate di plastica lasciati sulle panchine, mozziconi, avanzi di cibo, pacchetti di sigarette…
Insomma, rusco ovunque! (per chi non conoscesse il termine ‘rusco‘, spiego che si tratta di un’espressione dialettale bolognese per indicare immondizia o pattume).
Ora concentriamoci sulla villa padronale abbandonata.
La facciata è impreziosita da un timpano con decorazioni raffiguranti gli Dei dell’Olimpo. Una scalinata mi accompagna sotto al loggiato, e da qui non posso fare a meno di notare che una delle porte di ingresso è stata sfondata, così senza pensarci due volte entro per vedere come è la situazione all’interno.
Vengo accolto da un mix di sensazioni contrastanti: mentre gli occhi sono deliziati da un incantevole salone, l’olfatto è violentato da un terribile tanfo.
Noto immediatamente nel pavimento diverse chiazze di vomito ed escrementi umani.
Vista la pandemia in corso sono munito di mascherina FFP2, così la indosso in modo da difendermi da quegli odori nauseabondi.
E poi c’è chi ancora chi sostiene che le mascherine non servano a nulla?!?
Il salone, nonostante i tanti anni di incuria, è davvero magnifico. Delle imponenti colonne sostengono un soffitto magistralmente decorato con stucchi da cui pendono tre enormi lampadari bianchi.
Decido di proseguire, ma lo spettacolo che mi aspetta non è all’altezza del salone. Stanze per lo più anonime con resti di cibo, scritte sui muri, spazzatura, borse e valigie abbandonate dopo essere state svuotate degli oggetti di valore.
Al piano superiore, la situazione non migliora, anzi… Qui sono presenti giacigli di fortuna, abiti, effetti personali, segni di focolari usati per cucinare o per riscaldarsi, ma anche allacciamenti elettrici abusivi con cavi volanti che raggiungono camere illuminate.
Tutti segnali inconfutabili: la villa padronale abbandonata in realtà è abitata abusivamente.
Non si sapendo chi potevo trovarmi davanti preferisco tornare al piano inferiore ed andare ad esplorare un’altra ala.
Giungo in una sorta di atrio molto spazioso, in cui parzialmente inglobata vi è una costruzione circolare di mattoni. Si nota chiaramente che è di un’epoca antecedente rispetto alla villa.
Apro la porta in legno e rimango nuovamente sbalordito da tanta bellezza: una splendida chiesetta romanica a pianta circolare magnificamente conservata.
Sarebbe davvero un peccato se venissero fregiati, quel che rimane, degli affreschi duecenteschi raffiguranti gli Apostoli. Fortunatamente, almeno per il momento, nella chiesa non è presente nessun segno di degrado.
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Classe ’84, nato e cresciuto nella provincia di Bologna. L’urbex, ovvero la riscoperta dei luoghi abbandonati, ha unito le sue due grandi passioni, quella dell’esplorazione e quella della fotografia. Membro fondatore del progetto “Tesori abbandonati”.