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Oltre un gruppo di villette adagiate su un pianoro molto panoramico di questo “ridente” paesino, appare nella sua maestosa mostruosità una colonia abbandonata, un complesso architettonico che di ridente non ha nulla. E’ la firma degli anni ’70 del secolo scorso; il sigillo della modernità, stampato su una pagina di storia locale di grande rilievo. Questo sigillo si chiama Ex Ipost.
Originariamente il progetto era stato concepito per una località di mare; in altre parole doveva essere una delle tante colonie estive, le quali ancora oggi sono presenti qua e là sulle spiagge del Tirreno e dell’Adriatico. Tutte abbandonate.

Poi, tramontata l’idea di una destinazione marittima, fu scelta una raggiante località appenninica di villeggiatura situata nella provincia di Pistoia ed il cantiere, ormai pronto, venne aperto quassù, per un’anomalia “tutta italica”. Chi si sofferma ad osservare le particolarità architettoniche di questa colonia abbandonata, infatti, si renderà conto che con la montagna non ha nulla a che fare. E, come se non bastasse, a pochi metri di distanza sorge un hotel, anch’esso in cemento armato e in stato di abbandono.
Realizzato tra il 1970 e il 1974, il centro vacanze è costato alle casse dell’istituto di previdenza dei postelegrafonici quasi un miliardo e mezzo di lire dell’epoca (oltre 13 milioni di euro attuali, proporzionati all’inflazione e al cambio valuta) e in una ventina di estati ha ospitato diciottomila figli dei dipendenti delle Poste. La colonia abbandonata aveva una capacità di 230 bambini a turno e impiegava sessanta stagionali. Nella sartoria e nel magazzino del vestiario ci sono ancora oggi gli indumenti dei bimbi: rossi per le femmine e verdi per i maschi, e, poco distanti, alcuni piccolissimi tutù rosa.
L’eco-mostro giace nel cuore dell’Appennino a mille metri di altitudine, dove trecento anime da quasi mezzo secolo convivono con i sessantamila metri cubi di cemento della struttura. Una convivenza fruttuosa solo fino all’autunno ‘97, quando l’ente di previdenza e assistenza del personale postale decise di non utilizzare più il centro vacanze a fronte degli elevati costi di manutenzione per uno stabile utilizzato pochi mesi l’anno. Da allora gli immobili sono rimasti abbandonati e il susseguirsi delle stagioni ha reso le strutture soltanto ruderi in preda alle infiltrazioni d’acqua.

Gli interni, rispetto ad altre colonie che abbiamo già visitato, sono ancora in parte arredati e poco vandalizzati. L’architettura è molto affascinante e rispecchia proprio quel futurismo degli anni ’70 che stupisce nel design e nelle forme. La presenza di questo mostro per i residenti della zona è una figura scomoda. Un ingombrante fastidio a cui non si riesce a trovare nuova funzionalità e un futuro. L’aspetto grigio, spigoloso e mastodontico della colonia abbandonata deturpa il panorama, ma vederne lo stato attuale impietosisce il cuore di qualsiasi passante, specialmente di chi vi trascorse anche una sola estate in infanzia o in adolescenza.

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.

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Se questa colonia abbandonata ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di colonie abbandonate. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Toscana?

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