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Lucca, facile intuirlo da questo mulino abbandonato che andiamo a presentarvi, è ricca di una particolare categoria di edifici abbandonati: le cartiere, ma soprattutto di mulini.

In realtà, anche la provincia di Massa-Carrara di cartiere ne è infieramente rigogliosa. Abbiamo scelto di presentarvi quelle lucchesi per un motivo ben preciso: possiamo portarvene un esempio più “moderno”, fatto a fabbrica, ed uno dal sapore più antico, ottocentesco, quello che andiamo a mostrarvi.

A metà strada tra cielo e mare, inerpicata su ripidi monti si trova una bellissima gola dove un tempo si svilupparono fiorenti attività lavorative e dove risiede oggi questo mulino abbandonato.
La montagna era ricca di materia prime, e su un versante del piccolo canyon molte sono tutt’oggi le grotte lasciate dal lavoro di cavatori di un tempo ormai lontano e dimenticato. Dall’altro lato della gola si trovano invece i resti di quelli che furono polverifici, miccifici e mulini ad acqua. Questi erano sfruttati già nel Medioevo, ma solo nell’Ottocento l’attività accelerò fino a trovare pieno sviluppo negli anni Venti del ventesimo secolo. La polvere da sparo era impiegata per le battute di caccia, per estrarre il marmo dalle cave e per caricare le armi durante la guerra. Anche le donne partecipavano alla produzione smistando i minerali e confezionando la polvere per poi commerciarla. L’ecosistema della zona era ben congegnato ed onnicomprensivo. Andava dalla produzione primaria, alla lavorazione secondaria fino al trasporto a valle del materiale per la vendita. Un sistema del genere era fondamentale per il benessere economico degli abitanti della zona, anzi negli anni divenne una attrattiva anche per le persone che venivano da fuori. Purtroppo le sorti di quest’area non furono sempre fortunate: con il mutare delle lune e il susseguirsi delle stagioni l’impiego estrattivo e la conseguente lavorazione iniziarono a divenire sempre meno redditizi. Iniziò allora un rapido e triste declino, che si concluse con la cessazione di ogni attività ed il conseguente abbandono delle zone. Oggi restano pochi ricordi, testimoni di un tempo lontano, case di pietra che ospitano ancora ruote dentate ed ingranaggi. Carrellini per il trasporto del materiale giacciono all’incuria, sulle vecchie mulattiere dove si affacciano grigi rustici e strutture in legno.

Lentamente la natura è tornata a dominare la zona: l’acqua un tempo domata ed incanalata per azionare i mulini ha preso il sopravvento, gli argini sono stati rotti e piccoli torrenti ora invadono le stradine e le scalinate che collegavano i vari siti produttivi. Lo scenario sembra mistico, bucolico e surreale, l’atmosfera onirica. La natura con mano pietosa sta lavando via i resti lasciati dall’uomo, le ferite della terra si stanno rimarginando, fino a quando verrà il giorno in cui solo le testimonianze delle fotografie potranno raccontare la storia di questo luogo. I libri saranno gli unici testimoni della valle dei mulini, quando i pochi anziani che l’avevano attraversata saranno tornati anch’essi a Madre Terra. Solo i libri potranno ricordarne l’esistenza. Il nostro vuole darne un prezioso contributo.

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.

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Se questo mulino abbandonato ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di resti industriali. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Toscana?

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