Questa è la storia di una (non qualunque) fabbrica abbandonata, una fabbrica Kodak abbandonata.
“Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto” è lo slogan col quale l’ideatore George Eastman promosse la prima fotocamera destinata a essere usata anche da non professionisti.
La società Kodak fu fondata nel 1888 in America. Arrivò in Europa nel 1891 con un impianto nel nord-ovest di Londra. E nel 1896 fu fondata a Berlino la prima filiale tedesca proprio negli edifici che stiamo per visitare.
Nel 1927 divenne Kodak AG Filmfabrik Köpenick e acquisì Glanzfilm, specializzata nella produzione di pellicole in acetato cinematografiche in B/N. Kodak ampliò notevolmente la sua gamma di prodotti e produsse tutte le comuni pellicole fotografiche in B/N e le pellicole a raggi X, nonché i materiali chimici per la loro lavorazione.
Nel 1932 Kodak AG acquisì la Nagel-Werke, un importante produttore tedesco di macchine fotografiche come la famosa Contessa e un anno più tardi lanciò la famosa fotocamera 35mm Retina prodotta in Germania. Nel 1935 presentò il processo Kodak Color, che era stato tenuto strettamente segreto e sviluppato proprio in questa fabbrica ora abbandondata di Köpenick.
Dopo la salita al potere dei nazisti nel 1933, il clima divenne sempre più difficile per i produttori stranieri. Per non perdere quote di mercato, Kodak servì il nuovo movimento nazionalista già nel 1934 con una campagna pubblicitaria: “Tedesca la macchina fotografica – tedesca la pellicola”. Tutti questi tentativi della Kodak AG di sopravvivere nella Germania di Hitler fallirono, con la confisca di tutti gli stabilimenti in Germania. Nel 1945, dopo la fine della guerra, l’Armata Rossa confiscò la fabbrica di pellicole abbandonata sede della Kodak a Berlino, che si trovava nel settore sovietico della Capitale. Gli occupanti smantellarono grandi parti dello stabilimento e portarono molte delle macchine e dei dispositivi in Unione Sovietica, ma appena un anno dopo la fabbrica fu riaperta.
Nel 1949 fu fondata la Repubblica Democratica Tedesca e la Germania fu divisa in Est e Ovest. Kodak trasferì il suo quartier generale all’Ovest, a Stoccarda, e dovette rinunciare al suo stabilimento di Berlino-Köpenick, poiché era ormai inaccessibile nella neonata Repubblica Democratica Tedesca (RDT). Il governo della RDT dichiarò la Kodak AG di Berlino-Köpenick una società statale.
Gli impianti di produzione della fabbrica di pellicole abbandonata furono ripristinati al punto da poter produrre pellicole in bianco e nero e pellicole a raggi X. Anche il marchio “Kodak” era ancora utilizzato. Questo portò alla nascita di due pellicole identiche a marchio Kodak di diversi produttori che esistevano in parallelo anche se Kodak non aveva più alcuna influenza sulla produzione, la qualità, la commercializzazione e la distribuzione delle pellicole prodotte nella RDT. Fu solo nel 1956 che la Kodak Filmfabrik Köpenick fu rinominata VEB Fotochemische Werke.
Il 1990, l’anno della riunificazione tedesca e quindi la fine della RDT, fu l’anno che segnò anche la lenta morte della produzione di pellicole a Berlino. L’ex Kodak AG fu trasformata in una società che continuò a produrre solo pellicole a raggi X con il marchio “X-Ray Retina”.
Nel 2007 Kodak vendette la divisione sanitaria alla società di investimenti canadese Onex Corporation. Questo fermò completamente la produzione nel 2010, decretando così la fine della storia tedesca di Kodak e trasformandola ufficialmente in una “fabbrica di pellicole abbandonata”.
L’esplorazione risale a qualche anno fa quando purtroppo la fabbrica abbandonata era già in pessimo stato. Attualmente un complesso residenziale è in costruzione sul sito, utilizzando in parte la fabbrica del 1920.
Se questa fabbrica Kodak abbandonata ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di fabbriche abbandonate. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Germania?
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Fotografo, autore, amministratore IG di Ascosi Lasciti e punto di riferimento lombardo, assieme al gruppo di “manicomio fotografico”. La sua passione per la fotografia nacque con un regalo del nonno e dirottò prestissimo verso la passione sfrenata per l’esplorazione urbana, di cui oggi allestisce numerose mostre a tema.