Lo spomenik di Petrova Gora. Alla riscoperta dell’architettura brutalista dell’ex Jugoslavia.
Tra i boschi della Croazia centrale, si erge uno tra i più maestosi spomenik (dal serbo-croato “monumento”) di tutta l’ex Jugoslavia. Costruiti dal secondo dopoguerra in poi e rimasti per lungo tempo sconosciuti, in tempi recenti stanno venendo riscoperti ottenendo sempre di più l’attenzione ed il riconoscimento che meriterebbero, sia dal punto di vista storico che da quello artistico.
Durante gli ultimi anni della seconda guerra mondiale, lo “Stato Indipendente di Croazia”, uno stato fantoccio istituito da Italia e Germania, prese di mira le persone di specifica etnia serba residenti entro i suoi confini, con lo scopo di deportarli. Dopo aver assistito ad azioni simili nella zona di Plitviče, circa 2500 contadini della stessa etnia, abitanti delle vicine regioni di Kordun e Banija, organizzarono una resistenza: costruirono delle trincee, delle infrastrutture di difesa e persino un ospedale militare nella catena montuosa di Petrova Gora. Il 19 Marzo del 1942 i combattenti vennero attaccati dalla milizia Ustascia di estrema destra e dopo settimane di combattimenti finirono con l’essere brutalmente sconfitti.
Qui si trova oggi il Monumento di Petrova Gora dedicato alla rivolta del popolo di Kordun e Banija, eretto per ricordare il sacrificio dei quasi 300 contadini che per quella battaglia persero la vita.
Lo spomenik fu costruito nel 1981 partendo da un’idea dello scultore jugoslavo Vojin Bakić. Al suo interno una sala congressi, una biblioteca e un museo che tuttavia non fu mai completato.
Sono centinaia i monumenti di questo tipo, costruiti in tutta l’ex Jugoslavia in zone di spargimento di sangue, per commemorare le vite perse a causa del fascismo.
È estate, e assieme a due amici partiamo in auto per una breve vacanza in Croazia. Decidiamo di fare una deviazione per raggiungere la struttura, che ci porta ad attraversare un meraviglioso paesaggio balcanico, tra colline, campi e boschi interminabili.
Arrivati a destinazione prendiamo l’attrezzatura e ci avviamo a piedi verso il monumento. Ma non siamo gli unici visitatori, infatti ci sono altri ragazzi che condividono con noi l’interesse per la costruzione.
Alla base del complesso incontriamo una lunga scalinata che conduce all’entrata principale, ovviamente chiusa a chiave. Dopo aver fatto qualche foto e video con il drone all’esterno, approfittando dell’assenza momentanea di altri turisti nei paraggi, decidiamo di cercare un punto di ingresso. Con un breve sopralluogo riusciamo ad accedere alla struttura dal seminterrato allagato. Salendo piano per piano non possiamo che constatare il profondo stato di decadimento in cui versa l’edificio: ciò che rimane è giusto un guscio vuoto, sostenuto da un massiccio scheletro di cemento, di cui la maggior parte dei pannelli esterni in acciaio inossidabile è stata rimossa o rubata.
Ad un certo punto, mentre stiamo salendo le scale per raggiungere il tetto, notiamo delle bombolette nere attaccate agli infissi in ferro di quelle che un tempo erano delle enormi vetrate. Incuriositi, ne apriamo una con un coltellino e al suo interno troviamo una vecchia fotografia analogica della struttura, ormai sbiadita dal tempo e dall’esposizione al sole. Sorpresi da questo “regalo” che qualche artista ha voluto farci, lasciamo intatte le altre bombolette e proseguiamo la salita.
Una volta in cima allo Spomenik il panorama è davvero suggestivo, la visuale è invasa da un bosco selvaggio che si estende a perdita d’occhio. Sta arrivando il tramonto, e decido di far volare di nuovo il drone nonostante il vento non sia a mio favore per gli ultimi scatti, tra cui una foto di gruppo in cima alla nostra prima tappa. Ma non ce ne andiamo subito, e ci godiamo l’arrivo della sera dal tetto dello spomenik prima di riprendere il nostro viaggio.
Ascosi Lasciti Friuli
Shell Decay
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L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Urbexer friulana, collabora con Ascosi Lasciti dal 2020. Ne è la referente regionale corrispondente e ne gestisce il canale ufficiale TikTok. Nella vita privata è laureata in Educazione Professionale e lavora con gli anziani. Attratta da ciò che è dimenticato o vetusto da sempre, ama più di tutto l’esplorazione dei ruderi, nei quali le piace vedere la natura che compie il suo corso.