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Le Officine Netti, ovvero la prima centrale per la produzione di energia idroelettrica di Orvieto. Realizzate nel 1893 sono state per decenni un simbolo e un orgoglio di tecnologia industriale della zona. Rimasero in funzione per diversi anni prima di essere dismesse in seguito alla realizzazione di impianti più moderni.

L’esplorazione di oggi ci accompagna nel cuore di un suggestivo bosco nei dintorni di Orvieto. Una bella passeggiata fiancheggiando un piccolo torrente e antiche tubature di ghisa, ci porta ad un antico edificio, addossato al fianco della collina proprio a lato del corso d’acqua. La struttura mostra le ferite degli anni e dell’incuria, ma nello stesso tempo trasuda fascino e mistero,  celando al suo interno un raro esempio di archeologia industriale italiana: le ex Officine Netti.

Realizzata a partire dal 1893 dall’Ing. Aldobrando Netti, fu un’opera che in breve tempo cambiò totalmente il territorio. Inizialmente era dotata di una turbina tipo Pelton dalla potenza di soli 47kW, una potenza oggi irrisoria, ma allora capace di fare proliferare nuove piccole attività artigianali con moderni macchinari; nell’aprile 1896 grazie ad essa fu dotato di illuminazione elettrica il primo edificio della città, il Teatro Mancinelli di Orvieto, al quale seguirono l’illuminazione di tutto il centro abitato e gli edifici di pubblica utilità.

Ad oggi sono ancora ben visibili due turbine Pelton, con relativi alternatori e ruote volano, realizzate dalla ditta Ing. Riva di Milano. Una delle due ha la cassa aperta, come uno scrigno che mostra i tesori al suo interno, mettendo in luce l’ugello e la ruota con tutti i suoi bei cucchiai. Una terza turbina ancora ben conservata è stata inoltre scoperta dal Gruppo Speleologico Cai di Orvieto, alcuni metri sotto l’edificio e ora accessibile soltanto con un tortuoso passaggio in cunicoli colmi di fanghi e detriti. I macchinari, ormai in rovina, sono oggi un tutt’uno con la rigogliosa vegetazione che li decora.
Il bosco la ha abbracciata a partire dal dopo guerra, da quando fu dimenticata in seguito alla realizzazione di impianti più moderni e produttivi.

Durante gli anni sono stati presentati numerosi progetti di recupero e di valorizzazione come archeologia industriale ed è stata anche candidata a luogo del cuore FAI, ma purtroppo attualmente versa ancora in stato di abbandono.

Se questa centrale idroelettrica ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di centrali abbandonate. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati dell’Umbria?

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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