Mi trovo all’interno del luogo fatiscente più esteso che abbia mai esplorato, un’azienda abbandonata, una perla dell’archeologia industriale: chilometri e chilometri di asfalto (si stimano circa 300mila metri quadrati) accompagnati da cisterne depressurizate e cartelli di indicazione che mi conducono nei numerosi capannoni che la compongono.
All’interno delle decine e decine di nuclei si può accedere agli uffici, molti dei quali in stile”open space”, dislocati su diversi piani e pieni zeppi di ”reperti”(fascicoli, assegni, libri, telefoni, monitor, stampanti, scanner, foto e oggetti personali), aule di studio ancora provviste di lavagne, aree call center, sale riservate al ristoro, spogliatoi, box, e pure un piccolo ambulatorio, una sala da biliardo ed una banca (attestata dalla presenza dalle porte di sicurezza e da una cassaforte perfettamente conservata).
Abbandonato da alcuni anni, il comprensorio industriale di Marcianise venne creato come ampliamento della sede centrale ed era atto ad occuparsi di produzioni di meccanica strumentale. Ben presto si costruì una nuova ala per realizzare la zona di montaggio delle macchine a controllo numerico; in contemporanea si costruì una sala metrologica.
Contò oltre mille dipendenti e fu attivo per parecchi anni per poi assistere alla sua dipartita.
L’immensa azienda abbandonata, di notevole pregio storico e architettonico oggi versa in condizioni precarie. Deve fare i conti con la natura che sta, pian piano, prendendo il sopravvento, con gli atti vandalici di persone poco scrupolose nei riguardi di certi ”tesori abbandonati” e con la presenza di qualche senzatetto di turno che ne svaluta definitivamente l’aspetto.
Riguardo le sue sorti si può attestare che non ci sia mai stata alcuna richiesta di autorizzazione di cessione per altre iniziative produttive, nonostante si siano intrapresi numerosi sopralluoghi e che resta, pertanto, proprietà di privati.
Per l’ubicazione, la strutturazione dell’impianto e l’estensione degli spazi meriterebbe indiscutibilmente la riqualificazione e di essere restituito alla collettività.
Se questa azienda abbandonata ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di fabbriche abbandonate. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Campania?
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Teresa Fini entra nel mondo urbex circa dieci anni fa, girando l’Europa, ma consolida il suo percorso esplorativo negli ultimi anni, compiendo decine e decine di esplorazioni.
La sua passione viene, negli anni, alimentata anche dalle origini della sua città, Napoli, pregna di storia, cultura, esoterismo e mistero, che lei ama portare alla luce attraverso ciò che più le piace fare: scoprire, fotografare, scrivere, appassionare.