Questi laboratori, oggi abbandonati, ospitarono dal 1960 al 2003 uno dei più importanti centri di ricerca italiani, il CISE. Qui vennero condotte numerose ricerche su diverse tipi di attività, fra cui le più importanti furono elettronica e nucleare. In questi edifici venne progettato il primo reattore nucleare italiano, CIRENE. Attivo come istituzione indipendente fino al 1996, il centro è stato poi assorbito nelle strutture di ricerca dell’ENEL. Tuttora in attività in altre strutture, il CISE conduce ricerche nei campi dell’energia nucleare, rinnovabile e dell’elettronica.
Il CISE, Centro Informazioni Studi ed Esperienze, nasce nel 1946, su idea di Giuseppe Bolla, professore di fisica superiore, sostenuto da imprese private tra le più importanti in Italia (Edison, Montecatini, Fiat, Società Adriatica di Elettricità, Falck e Pirelli). Lo scopo era di affrontare le tematiche energetiche più attuali per il comparto industriale, quale si presentava nell’immediato dopoguerra, agli albori delle applicazioni dell’energia nucleare per usi civili.
Il CISE, si sviluppa presto con una marcata connotazione multidisciplinare, svolgendo i più diversi tipi di attività. Si affrontano temi quali il controllo e la difesa delle acque, la compatibilità ambientale delle installazioni industriali, la chimica della separazione di elementi simili, la realizzazione di strumentazione elettronica e di dispositivi allo stato solido, la fabbricazione di laser di ogni tipo e le loro applicazioni all’industria e alla medicina, la diagnostica ambientale e industriale, gli studi sui materiali, e le applicazioni in campo spaziale. Fra i progetti più importanti sviluppati dal CISE, ci fu quello di a creare in Italia una base di conoscenze che consentisse la progettazione e la gestione di un reattore nucleare italiano. Tale progetto portò allo sviluppo di CIRENE, un reattore ad uranio naturale ed acqua pesante, raffreddato ad acqua naturale in regime di cambiamento di fase (nebbia), concepito e diretto dall’ing. Mario Silvestri.
Il prototipo fu realizzato con esito positivo nel campus della centrale di Latina ma poi, una volta terminato e pronto all’accensione, non entrò mai in funzione per colpa del referendum del 1987. Così, l’attività del CISE viene deviata nel campo dell’ambientalistica, della diagnostica industriale, dell’optoelettronica, dei dispositivi elettronici, della produzione e distribuzione dell’energia elettrica.
Nel 2003 il centro lascia questi storici edifici dove si conducevano le più sofisticate ricerche italiane fin dal 1960. L’immensa area resta sotto sorveglianza armata per alcuni anni fino alla completa bonifica da parte di So.G.I.N. la quale nel luglio 2007 rilascia senza vincoli radiologici la proprietà. Da allora tutti i laboratori rimangono abbandonati: tutto viene distrutto, depredato, saccheggiato e molti edifici diventano rifugio per i senza tetto.
Se questi laboratori abbandonati hanno stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di centri di ricerca abbandonati. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Lombardia?
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Fotografo, autore, amministratore IG di Ascosi Lasciti e punto di riferimento lombardo, assieme al gruppo di “manicomio fotografico”. La sua passione per la fotografia nacque con un regalo del nonno e dirottò prestissimo verso la passione sfrenata per l’esplorazione urbana, di cui oggi allestisce numerose mostre a tema.