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All’interno di una struttura riconducibile ad una casa residenziale (per disabili, specificato da gente del posto) riposa silenziosa una casetta abbandonata non completamente spoglia, ma nemmeno troppo ricca di dettagli. Deve essere l’abitazione del guardiano.
Le poche cose che concede a chi le fa visita sono di impatto e meritevoli almeno di uno scatto.

Addentratami in un sentiero costeggiato da alberi ribelli, mi ritrovo dinnanzi alla porta di ingresso o, perlomeno, quel che ne resta, che mi conduce in un disimpegno e, subito dopo, in una saletta, unico punto nevralgico dell’intero ambiente.
Da essa, infatti, si raggiungono la camera da letto ed un bagno privato, a destra, poi, subito a sinistra, una cucina munita di un angolo cottura e di un piccolo frigorifero databile anni sessanta; un secondo bagno ad essa annesso (dalle dimensioni ridotte) ed una stanza molto ampia, una seconda camera da letto, presumibilmente, che conserva solo la vecchia sponda di quello che era il letto che vi padroneggiava, un mobile ridotto male con ancora delle grucce al suo interno, tre per la precisione, ed un impianto stereo dalle indiscutibili “fattezze” anni novanta (che sarà stato l’orgoglio di chi, a suo tempo, lo acquistò pagandolo di certo non poco).

Ma torniamo alla camera da letto, lo spazio più interessante (e spettrale, azzarderei) di questa veloce quanto improvvisa esplorazione.
Il letto é la prima cosa che noti. Ha due enormi sponde corrose dal tempo ma davvero notevoli: conservano ancora le decorazioni sul legno di cui sono fatte. Sulla parete che accoglie quella più grande, penzola un Rosario; è tutto impolverato e riconduce alla fede di chi l’avrà posizionato lì, in quel modo, pare di fretta, come a volersi solo assicurare d’esser protetto. Poi lo sguardo si sofferma su una finestra con delle sbarre che se non fosse per quel venticello piacevole che mi accompagna già da un po’ e che tiene vivo quel silenzio altrimenti assordante, avrebbe fatto mancare il respiro. Al ritmo di quello stesso venticello pare muoversi la tenda perfettamente conservata. Di essa si scorgono i ricami, i merletti, e quasi riesci ad immaginare il bianco candido che, un tempo, l’ha colorata.

Sposto ancora una volta lo sguardo e mi ritrovo in un minuscolo bagno privato. All’epoca sarà stato graziosissimo con quelle mattonelle, quel lavabo minuscolo e quella finestrella decorata da un’altra tendina, trasparente e leggerissima, che fa tanto ”casa delle bambole”.
Il pezzo forte, però, è un vecchio lampadario dipinto a mano che da perfettamente l’idea del tempo che è passato.
Venti anni forse. Ma anche trenta.

Purtroppo non ci sono fonti che riconducano al periodo dell’abbandono.
Non sono d’aiuto i pochi oggetti rinvenuti: un quadretto di Minnie e Topolino, un ventaglio ricamato, una statuetta di San Francesco con la testa mozzata, un cappello, dei guanti. Solo una calza della befana appesa al muro dal rosso ancora vivo può suggerirci che quella vecchia casetta sia stata abbandonata durante il periodo natalizio, o poco dopo.
Riguardo le motivazioni, quelle ho fatto prima ad immaginarmele.

Se questa casetta abbandonata ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di abitazioni abbandonate. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Campania?

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare…per vedere se la porta si apre.
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