Da ottantanove anni nella foresta, l’edificio è abbandonato da oltre cinquanta.
Nato dalla volontà di un benefattore emigrato in Argentina venne edificato nel 1933 con tutto il rigore fascista del caso. Fu prima orfanotrofio, poi casa vacanze, successivamente sanatorio per malattie polmonari e infine casa di cura per tossicodipendenti.
Fino al 1970.
Il motivo della dismissione non è ben chiaro, sicuramente le ingenti spese di gestione e manutenzione hanno fatto la loro parte.
Da qui, declino strutturale (nemmeno troppo), vandalismi vari, ipotetiche messe nere e riti satanici, rifugio per gruppi di ragazzi annoiati, complice la posizione defilata all’interno della foresta (nel demanio in Liguria di Levante). Passato poi alla sovrintendenza della provincia di Genova, l’edificio abbandonato è stato oggetto di alienazione.
Restauro e riconversione non sono andati in porto a causa dell’insolvenza dell’acquirente (una “no profit” lombarda, ormai cessata) per cui la ”grana” rimane alla città metropolitana di Genova che incassa quote da altri proventi di una fondazione a cui faceva capo la no profit, anche se la proprietà effettiva è ancora della fondazione lombarda (gestita dal tribunale).
Una struttura colossale con i suoi 7 piani, di cui 5 fuori terra, una casa del custode, ora inagibile, uno stabile che fungeva da bar/accoglienza/ufficio e 365 finestre rosse, una per ogni giorno dell’anno.
Durante la costruzione, oppure dopo qualche ristrutturazione, fu installato anche un ascensore.
Un vero peccato.
La sua posizione isolata dovrebbe essere una carta comunque da giocare per una futura vendita ed un’auspicabile riqualificazione.
“Mai più…
Mai più…
Mai più…
La spettrale voce del corvo di Poe riecheggia nella foresta…e nella testa…mentre percorro l’ultimo tratto del lungo sentiero che mi divide da Lei…
Una struttura imponente che emerge nella nebbia (anche d’estate)…ti avvolge e un po’ ti divora dentro…
Le 365 finestre rosse ti guardano e ammiccano…ti invitano, ti ammaliano:
<<Entra>>.
Una voragine al posto della porta è una soglia fin troppo facile da varcare.
Una volta dentro tutto cambia.
Niente sfarzi e luccichii, solo alcune desolanti stanze semi vuote, altre piene di cataste di vecchi letti di ferro, che hanno qualcosa da raccontare.
Ma il senso di oppressione avvertito all’esterno svanisce. Una calma insolita ti entra nelle ossa, un senso di impotenza davanti a tanto spazio e tanta storia vissuta ti macina il cuore. Aspetto le voci dei bambini, le urla strazianti dei tossici in astinenza, i suoni dei severi rimproveri, delle percosse forse mai avvenute…
Ma nulla. Solo un gufo ad accogliermi…o avvertirmi…
Solo un senso di vuoto, come quando torni a casa ma non c’è nessuno ad aspettarti.
Io che tossica lo sono della vita, ho provato il nulla…. …vuoto esistenziale prima, una ruvida nostalgia poi.
Chissà se sentirò mai la presenza di chi ha vissuto quel luogo. È come se Lei non avesse più nulla da dire. Magari devo cambiare modo di ascoltare…
…o forse dovrei chiedere allo spirito del povero custode che qui decise di mettere la parola fine alla sua esistenza…”
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Testo: Giulia Nemo
Se questo edificio abbandonato ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di colonie abbandonate. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Liguria?
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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