Hai letto i nostri dati sul degrado urbano? Un panorama completo tra edifici abbandonati in Italia e consumo del suolo.
Oltre a consigliarvi di leggerlo per avere un quadro completo, vi riassumiamo il tutto con questo dato: le ultime stime riportate dal Sole 24 Ore parlano di un consumo di suolo passato dal 6,8% del 2006 al 7,1% del 2020, ovvero una cementificazione giornaliera dell’equivalente di 20 campi da calcio.
E la rigenerazione urbana in cosa potrebbe aiutarci? Il nostro patrimonio immobiliare pubblico, valutato oltre 400 miliardi di euro, ovvero più del 20% del Pil Italiano, può essere salvato attraverso la riqualificazione o il cambiamento della destinazione d’uso originaria.
Se vogliamo allargare la questione oltre l’aspetto economico, il tema del degrado urbano va persino oltre l’estetica del paesaggio: buttare giù gli edifici abbandonati senza preoccuparsi di come riciclarne i materiali, così come lasciarli in stato di decadenza per mancanza di fondi, può provocare grossi danni alla salute pubblica soprattutto a causa delle polveri inalate con lo sgretolamento delle infrastrutture.
In particolare questo vale per i pannelli isolanti, i tetti e le canale di scolo: in molti Paesi europei, come ad esempio il nostro, i vecchi edifici, sia pubblici che privati come ospedali e scuole, sono costruiti in Eternit. Per l’Osservatorio Nazionale Amianto questo pericoloso composto di minerali sarebbe responsabile ancora oggi di almeno seimila morti l’anno, solo nel nostro Paese. Cifra che, moltiplicata per il numero degli stati membri UE, se immaginassimo la stessa esposizione media all’agente nocivo, porterebbe a più di 150.000 il numero delle vittime annuali.
Legambiente, che denuncia i dati Ispra come inattendibili , afferma che oggi si recupera solo il 10% dei materiali da demolizione in Italia. Saremmo, stando a queste statistiche, i fanalini di coda in Europa. Per l’ “Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale” il 90% dei materiali edili sarebbe riciclata, ma la cifra considera solo le grandi realtà aziendali: la verità è che gran parte dei rifiuti edili di costruzione e demolizione vengono abbandonati illegalmente dopo aver saltato la loro dichiarazione. Sappiamo bene, anche grazie alle inchieste del reporter Roberto Saviano, quanto conti la gestione dei rifiuti nell’economia delle mafie, proprio bypassando agevolmente i meccanismi di controllo politico-regionali e non preoccupandosi troppo delle conseguenze del “fin troppo tollerato” reato di disastro ambientale.
E in UE? Non abbiamo raggiunto l’obiettivo prefissato del 70% di riciclo entro il 2020. Anzi, la maggior parte dei Paesi membri è ferma ad uno scarso 50 percentile.
Spostando la lente oltre oceano, anche gli urbanisti statunitensi si sono trovati a fronteggiare situazioni di grave degrado cittadino, come ad esempio quella di Detroit. Quest’ultima infatti, a seguito della grave crisi che l’ha colpita, dal 2014 ha visto l’abbattimento di 200 appartamenti vuoti a settimana, per eliminare l’obsoleto e far spazio al nuovo.
Certo è che la demolizione, tappando solo momentaneamente la falla di un problema che andrebbe affrontato più a monte, non rappresenta la soluzione ideale. Anzi. Essa crea un elevato impatto ambientale. I detriti da costruzione e demolizione nel 2013 nei soli Stati Uniti furono contati come 530 milioni di tonnellate di scarti, per una percentuale che si attesta tra il 25 e il 40% degli “scarti” solidi totali del Paese. Nonostante questi rifiuti edili siano spesso riciclabili, finiscono in gran parte nelle discariche: uno spreco che, tornando a fare i conti in casa, nell’Unione Europea comporta la creazione di stime di rifiuti vertiginose, ovvero fino al 30% del complessivo, nel continente.
Secondo l’organizzazione non-profit “Delta”, fino al 70% dei materiali usati nei muri e nei pavimenti potrebbe essere recuperato, che va ad aggiungersi ad un quarto di quelli delle fondamenta. Ma secondo altre stime si potrebbe arrivare tranquillamente al 90% del totale di re-impiego, come per altro già fanno i Paesi Bassi. In che modo? Il legno recuperato è utilizzato in ambito artigianale/artistico e nella costruzione di manufatti di minori dimensioni (come soprammobili o cornici), mentre calcestruzzo, cemento e gesso vengono riutilizzati per la manutenzione di strade e ponti o per la costruzione di altri immobili. Il risparmio sarebbe gigantesco: con livelli di riciclo del solo 70% si recupererebbero oltre 23 milioni di tonnellate di materiali, pari al recupero della produzione industriale di quasi duecento pietraie in un intero anno. E in particolare tutta l’Europa, come gran parte degli Stati nordamericani, fa da padrona tre le aree globali in cui la decostruzione potrebbe agevolare la fornitura di materiali da costruzione e demolizione, oppure riqualificare le zone degradate senza buttare giù le strutture fatiscenti, grazie a una forza lavoro specializzata e mezzi di trasporto efficienti. Demolire e smaltire in discarica appare erroneamente la soluzione più rapida e conveniente, ma certamente non rappresenta la più efficace per i rifiuti edili.
Il sito ufficiale dell’unione europea assicura che “ Per promuovere la ristrutturazione degli edifici, la Commissione europea ha annunciato l’intenzione di lanciare la nuova iniziativa “ondata di ristrutturazioni” nell’ambito del Green Deal europeo. L’obiettivo è aumentare il tasso di ristrutturazione degli edifici esistenti e riunire i diversi attori del settore.”
Troppo poco, certo, ma è un inizio. Anche in questo caso, staremo a vedere.
Intanto, l’urbanizzazione selvaggia, con il sovra-sviluppo di zone urbane periferiche, con gli innumerevoli abusi edilizi in aree protette o a rischio e con inutili nuovi spazi commerciali, si dimentica dei numerosi luoghi abbandonati, coi relativi rifiuti edili, che noi di Ascosi Lasciti, in controtendenza, esploriamo, ne facciamo soggetto di arte e ridiamo loro dignità.
Il nostro compito è quello di raccontarvi tutto questo: documentarvi lo stato attuale degli immobili e raccontarvene la storia, celandone a malincuore l’ubicazione per evitare vandalismi, e poi, ove possibile, collaborare con enti preposti al recupero.
Se questa analisi sull’abbandono delle infrastrutture e sui rifiuti edili hanno stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di articoli sulle curiosità del mondo urbex.
Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati d’Italia o del Mondo?
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Co-fondatore del progetto Ascosi Lasciti e dell’omonima associazione culturale. Laureato all’Università di Genova e specializzato a quella di Verona e Pisa. Appassionato di fotografia e innamorato della scrittura, in queste due vesti ha organizzato mostre, curato articoli di quotidiani e pubblicato libri a tema Urbex.