Oggi facciamo una piccola eccezione data la natura povera e dismessa dell’edificio abbandonato e inseriamo l’ubicazione del luogo.
Salendo una tipica creuza che diventa sentiero, tra terrazzamenti e ulivi, la vegetazione si fa sempre più selvaggia, è tra la boscaglia che si erge “Cà du Checchin de Giugu”. Il cascinale abbandonato, a circa 300 metri sul livello del mare, dista alcune decine di minuti di cammino da Sant’Ilario, che prima di essere inglobato in Genova fu comune autonomo fino al 1926.
L’imponente casona, ben visibile nonostante i rovi ancora più fitti in primavera, è datata 1825. Entrando al piano terra, sembra che il tempo si sia fermato: dalla porta verde socchiusa si scorge un attaccapanni a muro con dei cappotti, un tavolo grezzo, una sedia malandata appoggiata, o meglio, sorretta dal muro. La stanza a fianco, probabilmente poco prima dell’abbandono, è stata trasformata in laboratorio, come dimostrano gli attrezzi rimasti. La vera bellezza è la piccola cucina, dove un frigo e una TV fanno presupporre che la struttura sia stata abitata fino gli anni ’60 del secolo scorso. A rapire l’occhio il lavandino con lo scolapiatti ancora ricolmo di stoviglie e la vicina finestra da cui lo sguardo spazia su tutto il golfo Paradiso, dal monte di Portofino fino all’infinito dove l’azzurro del mare si confonde con quello del cielo: un panorama impagabile.
La scala porta al piano superiore dove ci sono le camere, il cui arredamento risulta per lo più distrutto e alcuni letti sono addirittura andati a fuoco.
La seconda unita abitativa si rivela più spoglia e si differenzia dalla precedente per la presenza di un forno in muratura. A fianco vi è la stalla con tanto di mangiatoia e finestrella per far passare il calore nella vicina abitazione.
L’esplorazione riporta ad un florido passato di una cascina ricca, vivace ed autonoma. Probabilmente proprietà di una famiglia numerosa, che si divideva tra agricoltura ed allevamento, che con il progresso si è dovuta piegare all’urbanizzazione. Difficile ipotizzare un futuro, troppo impegnativo da raggiungere il casolare, a meno che qualcuno non se ne innamori perdutamente da investire in una ristrutturazione per trasformarlo nel proprio eremo.
Foto e testo di Paolo Guido Litrico
Se questo cascinale abbandonato ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di cascine abbandonate. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati della Liguria?
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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