Oggi ci addentriamo all’interno di un ex cotonificio che dai primi anni del novecento si occupava della tessitura del cotone e della filatura dei suoi cascami.
Questo imponente complesso industriale è testimone di un’epoca in cui le aziende italiane non sentivano crisi e questo articolo è stato scritto per ricordare tutti coloro che nel corso degli anni ne hanno rappresentato la sua linfa vitale.
Fa uno strano effetto vedere un luogo di queste dimensioni deserto e silenzioso e pensare che proprio qui, non troppo tempo fa, era popolato da centinaia di dipendenti.
Di tutto ciò rimane ora solo un ricordo sbiadito ed una struttura fatiscente che giorno dopo giorno è destinata alla lenta ma inesorabile distruzione.
Non si conosce di preciso l’anno in cui è cessata l’attività, ma il tutto lascia supporre alla fine degli anni novanta, anche se è del 2010 un calendario ancora appeso ad una parete ammuffita.
Nel 2013 l’enorme area è stata posta sotto sequestro dopo che dallo stabilimento abbandonato erano fuoriusciti degli oli esausti che si sono riversati nel Naviglio. Il proprietario è stato indagato per non aver ottemperato agli obblighi di bonifica, stoccaggio di materie pericolose, gestione illecita di rifiuti e altre violazioni.
Appena varcato l’ingresso dell’ex cotonificio è stato come fare un tuffo nel passato, da un lato del corridoio troviamo un orologio a pendolo con sotto i cartellini marcatempo dei dipendenti; mentre nel lato opposto vi è posizionata la bacheca aziendale con accanto una targa commemorativa del fondatore (morto nel 1926).
Incuriositi, ci addentriamo nell’area perlustrandone ogni centimetro quadrato e scoprendo che oltre ai capannoni produttivi vi erano anche gli appartamenti degli operai e dei dirigenti; abitazioni che però non abbiamo fotografato in quanto totalmente vuote e quindi prive di interesse fotografico.
È veramente triste vedere una realtà industriale come questa, con alle spalle tradizione ed esperienza, non riuscire a tenere testa alla concorrenza di aziende straniere che offrono prodotti simili a prezzi nettamente inferiori, il tutto ovviamente a discapito della qualità dei prodotti stessi.
Il tempo sembra volare e in men che non si dica il sole sta già tramontando, così riponiamo l’attrezzatura fotografica negli zaini, ma prima di andarcene decidiamo di fare un ultimo un giro per lo stabilimento vagando con la mente a quando i dipendenti erano dediti a svolgere le loro mansioni e tutti quei macchinari in funzione facevano un baccano infernale.
Sicuramente il tempo non trascorreva così velocemente per gli operai; in quegli anni il lavoro doveva essere veramente massacrante: tutte le attività da fare manualmente e senza l’ausilio di robot o computer, dispositivi di sicurezza pressoché inesistenti, come inesistente era l’aria condizionata.
Dopo questa esperienza abbiamo nettamente rivalutato il nostro posto di lavoro!
Per vedere tutte le altre foto scattate in questo posto vi rimandiamo all’album di Tesori Abbandonati: L’ANTICO COTONIFICIO.
Se l’ex cotonificio ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di fabbriche abbandonate. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati del Piemonte?
L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Classe ’84, nato e cresciuto nella provincia di Bologna. L’urbex, ovvero la riscoperta dei luoghi abbandonati, ha unito le sue due grandi passioni, quella dell’esplorazione e quella della fotografia. Membro fondatore del progetto “Tesori abbandonati”.