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All’orizzonte si scorge il mare, in linea d’aria disterà due chilometri o poco più, ma arrivare quassù non è così immediato. Siamo nel levante genovese e per raggiungere questa frazione disabitata occorre percorrere ripide mulattiere e tortuosi sentieri, raggiungendo quasi i 400 metri d’altitudine.
L’origine dell’insediamento risale tra il XVII e XVIII secolo, in quegli anni ci fu un notevole incremento demografico dopo l’epidemia di peste del 1630, e l’influenza del razionalismo francese favorì la nascita di “società economiche” volte a rivalutare la campagna migliorando la produttività della stessa. Ed è così, come questo in caso, che si crearono piccoli insediamenti rurali, costruiti con manodopera e materiali locali. Le abitazioni, di architettura semplice, sono di un piano o al massimo due, in questo ultimo caso erette sfruttando il naturale pendio del terreno, le classiche ‘controterra’.

 

Ad alcune decine di minuti a piedi c’è anche una piccola chiesa dello stesso periodo,  ancora in buono stato di conservazione. Più distanti altre case, rimaste vive grazie alla strada carrabile. La frazione ebbe una seconda giovinezza nella seconda guerra mondiale fungendo da rifugio per gli sfollati del capoluogo, quindi iniziò il lungo declino fino a renderla come la troviamo oggi. Gli edifici versano in condizioni molto differenti tra loro, alcuni con pietra a vista e pavimenti in legno, altri che nel tempo subirono una ristrutturazione più ampia, altri ancora completamente sventrati. Un lungo tavolo in legno evoca momenti conviviali. Presenti alcune baracche con tetto di lamiera e quel che resta di un lavatoio, a farla da padrona la vegetazione selvaggia che rende il tutto ancora più misterioso.

Foto e testo di Paolo Guido Litrico.

Se questa frazione disabitata ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di villaggi fantasma. Altrimenti perché non esplorare virtualmente altri luoghi abbandonati della Liguria?

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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