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Siamo a 2516 metri, le acque azzurre del lago Goillet dominano Cervinia, la Gran Becca svetta di fronte e gli stambecchi passeggiano in equilibrio precario sui massi che compongono la diga. Nonostante sia un’opera artificiale si sposa bene con il paesaggio, ma con che fatica può essere stata costruita? A facilitare il lavoro una ferrovia Decauville ormai in stato di abbandono e in totale disuso.

Le ferrovie Decauville, che prendono il nome dall’inventore, l’ingegnere francese Paul Decauville, erano molto usate nella prima parte del ‘900 soprattutto per il trasporto di materiali, la caratteristica principale era la leggerezza dei binari che ne consentivano il rapido assemblaggio.

La ferrovia del Cervino caduta in disuso, era composta da tre sezioni. Fu costruita dalla SIP, Società Idroelettrica Piemontese, a partire dal 1925, quando iniziarono i lavori per la realizzazione degli impianti di Perrères – Goillet, che terminarono con il collaudo della diga nel 1952.
La prima tratta, verticale, va dalla centrale di Perrères al “Vertice” dove oggi possiamo ancora vedere il locale di manovra e controllo dell’argano di servizio. Nel fabbricato della Compagnia Valdostana delle Acque c’è un piccolo ecomuseo con pannelli illustrativi.

Al “Vertice”, che si trova in posizione panoramica, troviamo anche una vecchia motrice e un carrello: è qui che parte la seconda parte, completamente pianeggiante, che arriva fin sotto la diga. Lungo il percorso, di un paio di km, troviamo binari a tratti invasi da fiori di montagna ed i resti di un vecchio frantoio.
Arrivati sotto la diga inizia l’ultima sezione, verticale, che porta ai bordi dell’invaso dove troviamo ancora le baracche del cantiere. Un piccolo edificio ha ceduto alle intemperie, gli altri completamente sbarrati, mostrano i segni del tempo ma resistono.

Tutto è fermo. La ferrovia giace in completo disuso e all’incuria. Immobile. E così sarà probabilmente per molto tempo.

Se la ferrovia in disuso del Cervino ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una lista di altre ferrovie, depositi e veicoli abbandonati. Altrimenti perché non esplorare virtualmente altri luoghi abbandonati della Valle D’Aosta?

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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