

Il Soviet (dal russo: Совет, IPA: [sɐˈvʲet] ascolta[?·info], letteralmente «Consiglio») è una struttura assembleare finalizzata alla gestione democratica e livellata del potere politico ed economico da parte della classe operaia e contadina.
I Soviet nacquero nell’Impero Russo all’inizio del XX secolo e divennero fondamento costituzionale dello stato socialista dapprima nella RSFS Russa e poi in Unione Sovietica. Analoghe strutture, sull’esempio russo e sovietico, si svilupparono successivamente anche in altri Paesi.
Indice sovietici
1 Storia
1.1 Prime forme di organizzazione operaia
1.2 Le rivoluzioni del 1917
1.3 La Repubblica dei Soviet
1.4 I Soviet dei deputati dei lavoratori
2 Note
3 Bibliografia
4 Testi di approfondimento
5 Voci correlate
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
Storia dei sovietici
Prime forme di organizzazione operaia
Le prime forme di organizzazione operaia nell’Impero Russo risalgono agli anni 1896-1897, quando all’interno delle singole fabbriche si formarono clandestinamente dei comitati di sciopero, in un periodo in cui le libertà civili e politiche erano vietate.[1] sovietici
Un’altra premessa all’organizzazione dei Soviet, o Consigli, risale all’inizio del 1905, quando lo zar Nicola II volle la costituzione a San Pietroburgo della Commissione Šidlovskij, formata da funzionari, industriali e delegati operai. Le riunioni per l’elezione di questi ultimi furono l’occasione per significative rivendicazioni sociali che vennero respinte, portando al fallimento del progetto.[2][3] L’esperienza maturata dagli operai in questa fase fu messa a frutto nell’organizzazione sia dei gruppi sindacali che dei primi Soviet che, a partire da quello di San Pietroburgo, svolsero un ruolo importante nel prosieguo della Rivoluzione russa del 1905.[4] sovietici
Tali organizzazioni, inizialmente finalizzate alla direzione degli scioperi degli operai, divennero in molti casi, sotto l’influsso dei bolscevichi, centri dell’insurrezione armata. In totale nel corso della Rivoluzione nacquero 62 Soviet, alcuni dei quali rappresentanti non solo gli operai, ma anche i soldati, i cosacchi, i marinai, i contadini.[5]
Le rivoluzioni del 1917
Con la sconfitta della Rivoluzione i Soviet cessarono la loro attività, ma furono riproposti nel corso della vittoriosa Rivoluzione di febbraio del 1917. I Soviet iniziarono a riunire insieme i deputati degli operai, eletti nelle assemblee delle fabbriche, e dei soldati, eletti nei reparti militari. Il primo Soviet degli operai e dei soldati fu quello della capitale, nel frattempo ribattezzata Pietrogrado: istituito il 27 febbraio, svolgeva di fatto la funzione di Soviet panrusso. Nacquero inoltre Soviet dei deputati dei contadini e, nelle zone dell’Asia Centrale, dall’estate furono organizzati Soviet musulmani.[5]
In una prima fase la maggioranza dei Soviet era controllata dai menscevichi e dai socialrivoluzionari. Tra febbraio e luglio la neoistituita Repubblica russa fu gestita da un doppio potere, quello del Governo provvisorio borghese e quello dei Soviet. La leadership bolscevica portò avanti un grande lavoro fra le masse e cominciò a conquistare sempre maggiore influenza nei Consigli. Essa premeva per il passaggio pacifico di “tutto il potere ai Soviet”, secondo il famoso slogan coniato da Lenin nelle Tesi di Aprile.[5] Tuttavia, dopo le Giornate di luglio la maggioranza menscevica e socialrivoluzionaria cedette il potere interamente in mano al Governo borghese, cosicché i bolscevichi iniziarono l’organizzazione dell’insurrezione armata. In questa fase, e soprattutto durante la resistenza contro il colpo di Stato di Kornilov, riuscirono ad acquisire la maggioranza in numerosi Soviet, compresi quelli di Pietroburgo e Mosca.[6]