

Forti militari abbandonati . Il Forte di Fenestrelle, o anche Fortezza di Fenestrelle, è un complesso fortificato eretto dal XVIII al XIX secolo a Fenestrelle, in Val Chisone (TO).
Per le sue dimensioni e il suo sviluppo lungo tutto il fianco sinistro della valle, la fortezza è anche detta la grande muraglia piemontese. Dal 1999 è diventata il simbolo della Provincia di Torino[1] e nel 2007 il World Monuments Fund l’ha inserita nella lista dei 100 siti storico-archeologici di rilevanza mondiale più a rischio (insieme ad altri 4 siti italiani).[2]
Progettata inizialmente dall’ingegnere Ignazio Bertola nel XVIII secolo con funzione di protezione del confine franco-piemontese, la fortezza venne completata solamente nel secolo successivo e non fu mai coinvolta in assedi o assalti in forze degni di nota o rilievo; fu invece protagonista di alcune schermaglie minori e di un breve scontro nel corso della seconda guerra mondiale. Dopo un lungo periodo di abbandono, durato praticamente dal 1946 al 1990, è iniziato un progetto di recupero, tuttora in corso, che l’ha riaperta al turismo. Tra il 2011 ed il 2012 vi si sono recati più di 20.000 visitatori l’anno.[3]
Indice dei forti militari abbandonati
1 Storia
1.1 Dalla costruzione al XVIII secolo
1.2 XIX secolo
1.3 Dal XX secolo ad oggi
2 L’utilizzo
2.1 Prigione di Stato
2.2 Prigione militare e invenzioni pseudostoriche
2.3 Le detenute
3 Descrizione
3.1 Il Forte delle Valli
3.2 Batterie e Ridotte tra il Forte delle Valli e il Forte Tre Denti
3.3 Il Forte Tre Denti
3.4 I Risalti
3.5 Il Forte San Carlo
3.6 La Scala Coperta e la Scala Reale
4 Edifici connessi
4.1 Il Fort Mutin
4.2 La Ridotta Carlo Alberto
4.3 La Colombaia
5 Note
6 Bibliografia
6.1 Periodici
7 Voci correlate
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni
Storia
Dalla costruzione al XVIII secolo
La struttura principale dei forti militari abbandonati .
Fort Mutin (particolare del plastico del 1757).
Fenestrelle (plastico del 1757).
La storia delle moderne fortificazioni nella zona di Fenestrelle ebbe inizio nel 1690, quando Luigi XIV mise il generale Nicolas de Catinat a capo del suo esercito impegnato contro il Ducato di Savoia[4] nella Guerra dei Nove Anni. Il generale Catinat si accorse ben presto che la Val Chisone e il suo restringimento nella zona di Fenestrelle mettevano in serio pericolo l’esercito francese. Egli richiese così la costruzione di 3 ridotte e di un grande forte.[4] In particolare, nel 1692 il Re Sole ordinò la costruzione della prima versione di quello che fu in seguito chiamato Forte Tre Denti, ma che era allora solo una piccola ridotta sui forti militari abbandonati.
E nel 1694, sempre su consiglio di Catinat, il re di Francia diede inizio ai lavori di costruzione dell’imponente Fort Mutin a protezione del confine con il Ducato di Savoia.[6][7] Tale fortificazione fu completata nel 1705 e fu coinvolta nella guerra di successione spagnola, che vedeva i francesi e i Savoia su fronti opposti. Fu proprio nel corso di quel conflitto che, nell’agosto del 1708,[8] le truppe di Vittorio Amedeo II conquistarono il Fort Mutin e l’alta valle, con un assedio durato 15 giorni.[7]
Il trattato di Utrecht del 1713, sancì questa situazione spostando il confine tra la Francia e il Ducato di Savoia (che nel 1720 divenne Regno di Sardegna) sullo spartiacque alpino Dora-Durance, assegnando le valli di Susa e Chisone ai Savoia.[7] forti militari abbandonati sapessero.
Ritenendo insufficiente il Fort Mutin, posto sul lato destro della valle, Vittorio Amedeo II incaricò l’ingegnere e architetto militare Ignazio Bertola di progettare un complesso di fortificazioni che, includendo il Fort Mutin (restaurato dopo il trattato di Utrecht) e i forti militari abbandonati delle altre fortificazioni francesi, proteggesse la pianura torinese da eventuali tentativi francesi di invasione passando per la Val Chisone. Il progetto fu presentato nell’ottobre del 1727 e i forti militari abbandonati dei lavori iniziarono nell’estate del 1728, proseguendo poi fino al 1850 con una lunga interruzione nel periodo dal 1793 al 1836.[9][10]
Nella progettazione dell’opera e nella direzione dei lavori, si susseguirono poi a Ignazio Bertola diversi altri ingegneri e architetti militari, tra cui si ricordano: Lorenzo Bernardino Pinto (che fu allievo del Bertola e si occupò anche del Forte di Exilles),[11] Nicolis di Robilant e Carlo Andrea Rana.[12] Vittorio Amedeo II, che nel 1720 era stato proclamato re del Regno di Sardegna a seguito dell’annessione del regno al Ducato di Savoia, vide realizzata solo una parte del forte di cui aveva richiesto l’edificazione perché abdicò nel 1730 a favore del figlio Carlo Emanuele III, incaricandolo della prosecuzione dell’opera. forti militari abbandonati
Il progetto originale del Bertola prevedeva la realizzazione di un’opera che sbarrasse l’intero versante sinistro della valle, ma all’inizio dei lavori di costruzione fu data priorità alle opere nella parte più alta, sul monte Pinaia, poiché il fondovalle era ben protetto dal Fort Mutin che, dopo i lavori di ricostruzione, era tornato pienamente in funzione.[7] In definitiva, nella fase iniziale di realizzazione della fortezza si costruirono la Ridotta dell’Elmo, la Ridotta Sant’Antonio e la Ridotta Belvedere che, separate tra loro da profondi fossati e collegate solamente attraverso una serie di ponti, formavano il Forte delle Valli. forti militari abbandonati