L’Aquila, 2016.
Sette anni dopo il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009, tutto si presenta come un cantiere aperto, con i suoi quartieri ancora distrutti e desolati, operai al lavoro e alcune zone interamente ricostruite.
Girando per la città ci si imbatte in molte palazzine ed edifici rovinati, con pareti crollate, e dalla strada si riesce addirittura a vedere l arredamento interno, transennati per evitare sciacallaggio, ma dall’accesso non certo impossibile.
Peccato vedere una città che per metà si sta muovendo , seppure lentamente, e per l’altra metà è ancora bloccata a quel giorno, il 6 aprile 2009. Calendari ed orologi fermi ci ricordano la data e l’ora: 03.32. la mia visita alla zona più colpita dal sisma è di poco antecedente al disastro, simile, di Amatrice, seguito dall’altra sventura, nel Centro Italia.
Ci imbattiamo in una palazzina del tutto particolare. L’ ingresso è davvero semplice: un muro crollato. Salendo le scale ci accorgiamo che gli appartamenti sono tutti accessibili, poster di cantanti, peluche e libri universitari: erano appartamenti per studenti! Nel frigo troviamo addirittura cibo avariato.
Percorriamo vie intere nella desolazione. Entriamo in un edificio molto vecchio, all’ interno tutto puntellato, muri affrescati, ed un pianoforte a coda intrappolato in mezzo ai tubi. Forse nemmeno il proprietario vuole riprenderselo. In una via troviamo due scuole, un hotel… ed una intera provincia, tutto fermo a quel fatale giorno!
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L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.
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Se questo reportage del terremoto in Abruzzo ha stuzzicato la tua curiosità, ecco una ricca lista di metropoli e città abbandonate. Altrimenti perché non esplorare virtualmente i luoghi abbandonati in Abruzzo?
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Nato a Potenza ma residente a Pescara da molti anni.
Valerio si è diplomato all’istituto d’arte con indirizzo di fotografia e oggi continua a coltivare questa passione attraverso la partecipazione di mostre fotografiche e articoli sull’esplorazione urbana.