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Questa storia parla di una donna un po’ stravagante, ma fedele alle proprie origini.
Nella ricerca della sua storia, abbiamo avuto modo di parlare con una giornalista che l’ha intervistata varie volte nel corso della sua vita: tra le due si era stabilita una connessione speciale, tale da permettere alla giornalista di scoprire molto di più della Anna che era apparsa in tv o sui giornali.
Cresciuta nella campagna calabrese, l’attrice sfonda giovanissima nel mondo dello spettacolo grazie al fotoromanzo, un racconto per immagini tutto italiano e molto in voga negli anni ’40. La sua avventura continua nel cinema, quando viene scritturata nel 1948 per il suo primo film.
In 4 anni  di carriera prende parte a diverse pellicole e documentari, ma qualcosa la turba: sente che quella non è la strada giusta da percorrere.

La conferma arriva nel 1952, quando si rifiuta di partecipare ad un film di un importante regista italiano, in quanto la trama prende di mira proprio il mondo dei fotoromanzi da cui lei proviene. Delusa dal mondo dello spettacolo e dalle finte apparenze che lo regolano, l’attrice abbandona la carriera cinematografica e si ritira a vita privata, dedicandosi al suo amore di origine, l’arte.
Ma la sua storia non finisce qui: si trasferisce in America dalla sorella e là organizza varie esposizioni delle proprie opere. Dopo ben 18 anni torna in Italia, dove la aspetta il fratello, al quale è molto legata, acquista una casa, che trasforma in un atelier, ormai abbandonato.
Un luogo pieno di ricordi, di foto, di opere realizzate dal padre e da lei, creazioni di cui va molto orgogliosa. Per trent’anni, fino alla sua morte,  è anche la titolare dell’eccentrico albergo che si trova poco distante dalla sua abitazione.

E così inizia la nostra esplorazione: partiamo dalla casa dell’attrice.

In questo atelier abbandonato, fermo nel tempo, si respira arte pura. Traspare la  profonda passione, trasmessa dal padre Mario, per la pittura e la scultura. Restiamo completamente esterrefatti, circondati da quadri e mobili antichi. Su una scrivania notiamo un ritratto della donna con un cane. La giornalista con cui siamo entrati in contatto ci conferma che Anna era innamorata di questi animali, tanto da portare sul lato passeggero della sua auto un peluche gigante a forma di cane, aizzando le dicerie della gente del paese.

Continuiamo la visita all’interno dell’albergo.

Appena entrati notiamo lo stile tipico degli anni ’70: colori vibranti, arredamento opulento e quasi kitsch, con decorazioni realizzate personalmente dalla donna.
Perlustriamo la cucina, la sala ristorante, e ci dirigiamo verso le camere. Alcuni letti sono perfetti, come se gli addetti alle pulizie avessero appena lasciato la stanza, accertandosi che tutto fosse in ordine. In una delle sue ultime interviste, Anna rivela il suo sogno: creare una grande scultura, raffigurante l’albero della vita, da posizionare  nel parco che circonda l’albergo. Purtroppo questo desiderio non si realizza: la donna morirà pochi mesi dopo.

Così si conclude il racconto attraverso i lasciti della vita di una donna forte, che non temeva il giudizio delle persone, e che nonostante la sua morte, fa ancora parlare di sé.

testo: Chiara De Patre

L’obiettivo dell’esplorazione è toccare il fondo e la cima, toccare… per vedere se la porta si apre.

Noi di Ascosi Lasciti, con l’esplorazione urbana, ci spingiamo in luoghi talvolta pericolosi, per poterli raccontare. Come sempre, raccomandiamo di NON VISITARLI, ma di seguirci solo attraverso i nostri reportage.

Se il mondo di Anna, insieme al suo atelier abbandonato, ha stuzzicato la vostra curiosità e alimentato la voglia di esplorare virtualmente insieme a noi altri luoghi abbandonati simili, ecco una ricca lista di hotel abbandonati. Altrimenti cliccando qui si può esplorare virtualmente l’intera regione Lazio.

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