Conosciuta col nome di esplorazione urbana, dall’inglese Urbex (“Urban Exploration”), questa pericolosa attività, nata da poco più di un secolo, si è diffusa rapidamente negli ultimi vent’anni raccogliendo l’interesse delle nuove generazioni e allargando il proprio pubblico, già eterogeneo.
Non lasciamoci però ingannare dal nome, che poco si accosta a banali gite turistiche o noiose visite programmate.
L’esplorazione urbana raccoglie infatti pericolose attività solitarie, irruzioni prive di sicurezza e finalizzate all’esplorazione di edifici abbandonati: tunnel dismessi, ex manicomi, case pericolanti, vecchie fabbriche…
Le grandi motivazioni che muovono lo spirito degli esploratori urbani sono proprio queste. Adrenalina, stupore, curiosità. Sono le stesse emozioni che portano l’individuo ad appassionarsi alla più classica Speleologia (la più nota attività di esplorazione delle grotte).
Questi due hobby, non adatti ai deboli di cuore, sono accomunati dunque da lati positivi e da rischi. E se abbiamo già citato gli aspetti motivazionali, quali sono i pericoli?
Ce lo hanno riferito alcuni importanti esponenti del movimento urbex italiano, facenti parte del team Ascosi Lasciti.
Vediamo a quali 5 pericoli ci si espone praticando l’esplorazione urbana:
1) IL BUIO e tutto ciò che nasconde.
Non raramente capita di trovarsi in strutture sotterranee o stanze d’edifici prive di qualsiasi fonte luminosa. Ecco perché ogni premuroso esploratore urbano non dimentica mai la torcia per visitare gli edifici abbandonati che ha individuato lungo i suoi itinerari.
Chiaro, come la luce: il pericolo non risiede nel buio stesso ma nell’incapacità di difendersi prontamente a tutto ciò che vi si può celare. Qui alcuni comuni esempi:
– Buchi nel pavimento, o travi in bilico. Motivo per cui bisogna sempre studiare la stanza, prima di entrarvi.
– Siringhe lasciate da tossico-dipendenti, chiodi e oggetti contundenti, potenziali veicoli di malattie. Meglio dunque vaccinarsi per le patologie più rischiose.
– Abusivi malintenzionati. Per questo motivo è consigliato viaggiare sempre in gruppo (in fondo all’articolo approfondiremo meglio questo aspetto).
2) L’AMBIENTE OSTILE e la temperatura.
Trattandosi di luoghi inutilizzati per anni, non ricevono un’adeguata cura dall’umidità e dal monito dei termometri. La temperatura è il primo fattore ambientale che non dovrebbe essere tralasciato, anche se a rischiare l’ipotermia non sono gli esploratori, bensì i clochard che cercano riparo dalle rigide notti invernali. Non di rado, sul trafiletto più nascosto del giornale locale, si possono leggere notizie di ritrovamenti dei corpi assiderati dei senza-tetto della zona.
L’esplorazione urbana, per i fotografi stessi, può divenire comunque molto spiacevole se si trascura questo aspetto. Ed ogni escursionista conosce bene il fastidio di “dover mollare tutto” proprio sul più bello, perché le dita si addormentate dal freddo o perché l’arsura estiva ci obbliga a tornare al bar più vicino.
E se con l’inverno l’unico problema è il clima ostile, con la bella stagione la natura sboccia rigogliosa: i rovi sbarrano le strade di accesso, gli animali selvatici escono e attraversano i rampicanti, e le zecche vi si insidiano. Credetemi, capita spesso di ritrovarsi un “neo sospetto e arrossato” prima di fare la meritata doccia di fine giornata. E non sottovalutatelo: i parassiti portano con sé pericolose e sottovalutate malattie.
3) L’INSTABILITA’ delle strutture.
Che si tratti di rocce friabili o di travi pericolanti, il rischio più grande rimane legato ai crolli. Una volta che il tetto si rovina e iniziano le prime infitrazioni, il pericolo dei crolli si fa serio anche quando non è visibile.
La ricerca di punti stabili rappresenta la costante da seguire pedissequamente. Una possibile soluzione resta camminare lungo le pareti, sempre uno per volta, allargando il proprio baricentro e coprendosi il capo per evitare traumi cranici. Ricollegandoci al pericolo numero due, la stagione invernale sembra agevolare le esplorazioni esterne ma in realtà comporta maggiori rischi all’interno dell’edificio. L’umidità, le muffe, le scroscianti piogge e le pesanti coltri di neve aumentano esponenzialmente il pericolo di cedimenti.
La migliore soluzione, specialmente nelle brutte giornate, è semplicemente quella di evitare di esporsi a questi rischi e godersi qui le nostre esplorazioni seguendoci comodamente da casa.
4) L’ILLEGALITA’ parziale di fondo.
Forse l’aspetto più sottovalutato di questa attività. Vero è che l’adrenalina e la curiosità assolvono l’esploratore da fatiche e paure, poiché senza questo banale elemento nessuno si spingerebbe in situazioni così estreme. Entrare in saloni ben arredati e invasi dalla vegetazione incolta, ammirare soffitti affrescati pieni di ragnatele, toccare macchinari industriali coperti di ruggine e polvere: questo è il vero motore dell’ Urbex. Tuttavia, è proprio la stessa curiosità che ci fa ritrovare in situazioni potenzialmente rischiose anche dal punto di vista legale. Un po’ come il gatto che, preso dalla frenesia della caccia, sale velocemente sull’albero, per poi rendersi conto dell’altezza scalata solo a tragitto compiuto.
Solito consiglio: usate la testa e seguite i nostri consigli (qui abbiamo approfondito meglio l’aspetto penale).
E infine…
5) L’ATTREZZATURA non idonea.
Una buona scorta di oggetti utili rende l’esperienza dell’esplorazione urbana più sicura.
E’ vero che un motivo del crescente interesse tra i giovani, sia la possibilità di “improvvisarsi Urbex” senza particolari spese. Ed infatti nulla è realmente indispensabile, come lo è invece per gli altri tipi di attività esplorative : senza maschera e bombole non ti immergi; senza fune non ti arrampichi; senza torcia non varchi neanche l’ingresso di una grotta senza prima romperti il naso.
Le visite urbane si potrebbero improvvisare con costume e infradito. Ma rimane comunque uno dei più gravi pericoli sottovalutare l’importanza di una buona attrezzatura nell’esplorazione urbana. (qui abbiamo approfondite meglio la questione abbigliamento).
Abbiamo visto i 5 pericoli dell’esplorazione urbana: come fare quindi urbex più sicuri?
Oltre ai consigli che vi abbiamo già dato, è bene spostarsi sempre in gruppo. Non fate squadre numerose: si darebbe troppo nell’occhio e aumenterebbe il rischio di far cedere un pavimento precario.
Il gruppetto ideale è composto da 3-4 persone : ci si può difendere in caso di incontri indesiderati, ci si riesce a muovere senza dare troppo nell’occhio, ci si può raggruppare in un’unica auto, dividendo anche le spese di viaggio, e si possono chiamare i soccorsi in casi di difficoltà di un compagno.
Per restare ancora più sicuri, state a casa ed esplorate i posti nascosti in Italia, regione per regione, facendo click qui.
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Co-fondatore del progetto Ascosi Lasciti e dell’omonima associazione culturale. Laureato all’Università di Genova e specializzato a quella di Verona e Pisa. Appassionato di fotografia e innamorato della scrittura, in queste due vesti ha organizzato mostre, curato articoli di quotidiani e pubblicato libri a tema Urbex.